mercoledì 23 novembre 2011

Bob e Dave: l'Etichetta

New York, Bob e Dave, come tutti i venerdi sera dopo il lavoro si trovano a bere una birra al Corner Bar di Midtown; Bob fa il cuoco (per ora, cambia lavoro spesso) mentre Dave è scienziato presso un'importante industria ipertecnologica, la Bio inc.
Come tutte le settimane dopo i convenevoli ed una birra in silenzio Bob attacca:
"Allora Dave, come va?"
"Da cani, come al solito, Bob"
"Come mai Dave? Problemi con la casa?"
"Ma no, Bob. E' il lavoro che mi riserva solo delusioni e fallimenti"
"Che diavolo è successo stavolta Dave?"
"Non so se posso raccontartelo Bob.. è un progetto Top Secret!"
"Eddai Dave.. sai che so essere muto come una tomba!"
"E va bene Bob, ma solo perchè sei tu. Allora, stiamo lavorando con un supercomputer.."
"Si questo lo so Dave voi lavorate sempre con i supercomputer"
".. Non interrompermi però Bob!"
"Scusa Dave, continua"
"Allora Bob, dicevo,abbiamo sviluppato un programma complicatissimo e molto delicato che riesce ad analizzare nei minimi dettagli il genoma umano..."
"Il genoma chi? Che roba è Dave?"
"Il Genoma Umano, Bob, il DNA, la base in cui sta scritta tutta l'evoluzione umana, e non solo!"
"Wow.. sembra importante Dave! Ma come funziona?"
"Si, certo, importantissimo! Dice praticamente tutto di noi, da cosa siamo fatti, come funzioniamo... insomma, è praticamente la nostra etichetta, Bob!"
"La nostra etichetta? In che senso, Dave?"
"Dai, Bob, l'etichetta.. tipo.. che so.. quella della birra.. che dice la marca, gli ingredienti e blabla cose varie!"
"Ah! Ho capito Dave! Fantastico! Ma sei deluso perchè non siete riusciti a leggerla?"
"No, no Bob.. il dramma è che ci siamo riusciti... abbiamo fatto funzionare il programma, dopo ore di ronzii e attese tremanti, ecco comparirci davanti l'etichettà dell'umanità!"
"... e allora Dave? Cosa ci hai letto di così terribile?"
"... che siamo scaduti.."
".. Scaduti? Come Scaduti, Dave?""
"Scaduti! Scaduti, hai presente Bob? come quando ti dimentichi il latte in frigo per troppi giorni, scaduti, andati a male..."
".. Ah... mi fa venire i brividi, Dave.."
".. Si, Bob, anche a me.."
".. Beh dai.. beviamoci su Dave..!"

venerdì 4 novembre 2011

Gaia è malata

Due vecchi amici si incontrano dopo tanto tempo, e subito iniziano a chiacchierare
"Eh! quanto tempo! Come stai vecchio mio?"
"Tutto bene grazie! Tu? Caspita, non sei invecchiato per niente!"
"Eh, qualche ruga ormai si vede, tu ti sei ripreso dall'incidente?"
"Si, si, ma era una robetta da nulla, la mia stazza poi mi salva spesso!"
"HaHa! Quando si dice che essere grassi non serve a nulla..!"
"Di hai sentito della Verde?"
"chi, Gaia? No, è un po che non la incontro"
"Eh.. si è ammalata di nuovo.."
"Ancora? Che sfortuna... dev'essere il clima dalle sue parti che non è favorevole.."
"Eppure mi hanno detto che è grave, stavolta è maligno.."
"Che sfiga, e pensare che era la più bella quando eravamo giovani"
"l'ho vista ora, è proprio messa male poverina, sempre mogia, sempre con la luna storta, poi ha una brutta cera"
"Si vedono i segni della malattia?"
"Eh ormai si, è in una brutta fase.. l'altra volta se l'era cavata bene, l'ha beccata in tempo e la cura ha funzionato subito.. evidentemente qualcosa era rimasto, l'è tornata fuori peggio di prima.."
"Poveretta, ma pensa di farne un'altra, di cure?"
"Sicuro, gliela sta organizzando Elio, una di quelle toste, certo lei non sarà più come prima, ma stavolta non dovrebbe ripresentarsi"
"E' una cura nuova?"
"Si, cioè è sempre come l'altra, un bombardamento, ma più potente, e ben mirato, non dovrebbe andare troppo in profondità e distruggere tutta la superficie; stavolta si libererà da quel canchero! Vedrai, lei è forte!"
"Ah speriamo bene... E speriamo che non ci attacchi nulla!"
"Non preoccuparti, l'ho detto, è il clima sfavorevole, alla nostra orbita siamo immuni a certe malattie!"
"Eh.. c'è chi è fortunato.. vabbè, devo andare, se la vedi salutamela! a presto Giove!"
"Di sicuro, tu salutami gli altri se li vedi! buon giro Saturno!"

giovedì 20 ottobre 2011

Il Cagnetto a Pois

Questa è la storia del Cagnetto a Pois. Non è che fosse niente di che, era esattamente come gli altri cani piccoletti, solo che aveva il pelo blu a pois verdi. Agli altri cani però non piaceva perchè la diversità è una brutta bestia; tutti quindi lo maltrattavano e lo prendevano in giro, e nessuno lo voleva intorno. Il Cagnetto a Pois per questo non è che fosse proprio al massimo della felicità, e anzi spesso piangeva rannicchiato in un qualche angolo.
Un giorno però una Fatona (una fata panzona) udì i suoi lamenti, si avvicinò e gli disse: <<Oh povero piccino, senti come piangi. Devi essere proprio tanto infelice. Allora esaudirò un tuo desiderio per tirarti su. Che ne dici? Sei contento?>> <<Uno qualsiasi?>> Chiese il Cagnetto a Pois. <<Ma certamente.>> Rispose la Fatona. <<Sappi che io posso esaudire qualunque desiderio. C'ho la bacchetta magica.>> Il cane allora le chiese: <<Mi faresti diventare un cane marrone?>> La signora disse sorpresa: <<Ma sei proprio sicuro? Tantissimi cani sono marroni.>> <<È proprio per quello, gentile signora.>> Rispose sicuro lui. Allora lei sollevò la bacchetta e disse: <<Come vuoi tu! Bidibibodibibù!>>
Il pelo del Cagnetto a Pois divenne istantaneamente marrone e la Fatona svanì in una nuvoletta turchese subito dopo. Il piccolo cane quindi andò subito tra i suoi simili per provare l'effetto del suo nuovo pelo. Quale felicità! Nessuno lo schivava più ma anzi si mescolava benissimo in mezzo a tutti. Passarono svariati mesi, mentre il Cagnetto Che Era a Pois trascorreva allegramente le sue giornate con gli altri cani, contento del suo nuovo aspetto.
Accadde dunque che arrivò in citta una nuova cagnetta: questa era bellissima e bizzarra, col pelo nero lucido e un atteggiamento alquanto particolare. Non ci volle molto perchè facesse girare il muso a tutti i maschietti del circondario. Quelli la coprirono di regali, le ulularono dietro per giorni, la rincorsero per settimane ma lei niente, di loro non ne voleva sapere. Anche il Cagnetto Che Era a Pois fu tutto preso da questa nuova arrivata, e le corse dietro in svariate occasioni.
Una sera la trovò a lavarsi sotto una fontanella e le si avvicinò. <<Come mai scappi sempre? E perché rifiuti tutti gli spasimanti? Non ne va bene neanche uno?>> Lei lo guardò come se non l'avesse mai visto prima in vita sua ma gli rispose comunque con tranquillità: <<Sai non è che io lo faccia apposta. È che li trovo tutti un po' noiosi; fanno tutti la stessa cosa, sono interessati tutti alle stesse cose. Sono tutti uguali mentre io vorrei un amante diverso da tutti gli altri.>> <<Diverso come? Fammi un esempio.>> Rispose lui incuriosito. La cagnetta ci pensò un momento e disse: <<Basterebbe anche una singola diversità, anche una cosa stupida. Per esempio un pelo a pois.>>
Il cagnetto sentì la felicità esplodergli nel petto. <<Io ho il pelo a pois!>> Le dichiarò. L'altra lo guardò stranita e commentò: <<A me sembri un comunissimo cane marrone. Addio.>> Poi se ne andò lasciandolo di sasso. Siccome il piccoletto era molto innamorato ne soffrì tantissimo: rannicchiatosi in un angolo ricominciò a piangere fortissimo.
Ed è così che finisce la storia del Cagnetto Che Era a Pois, che da quella volta pianse se stesso.

by Barone Rozzo

mercoledì 19 ottobre 2011

Il gattino e il gufo

Un giorno, un gattino nato da poco e molto curioso, andò dal saggio gufo per fargli delle domande, non sapendo che di giorno il gufo dormiva, e non volle disturbarlo.
Chiese in giro, e gli dissero che se voleva parlargli, doveva tornare da lui la notte, quando tutti gli altri dormivano profondamente.
Venne la notte, e il gattino, che aveva fatto di tutto per rimanere sveglio, decise che era giunto il momento di andare finalmente a parlare col gufo, che ormai doveva essersi svegliato.
Arrivò e vide il gufo che aveva appena finito di fare colazione, che appena notò il gattino gli chiese: "Buona notte, gattino, cosa ci fai qui a quest'ora? non dormi come tutti gli altri?"
E il gattino rispose: "Buona notte signor gufo, sono venuto qui a quest'ora perchè so che lei di giorno dorme, mentre è quando tutti dormono che si sveglia, e io vorrei farle delle domande, in quanto sono nato da poco e molto curioso."

"Bene, siccome ti sei sforzato di rimanere sveglio per venire fin qua, chiedi pure."

"Grazie, signor gufo. Io vorrei sapere come mai lei dorme di giorno e non di notte come fanno tutti."

"Perchè è nella mia natura, e poi di notte si possono vedere un sacco di cose che di giorno non ci sono."

"Per esempio?"

"Prova ad alzare lo sguardo al cielo."

Il gattino guardò il cielo, e vide uno spettacolo che lo lasciò stupefatto, era molto più scuro che di giorno, ma era pieno di piccoli puntini luminosi e c'era una specie di sole meno luminoso, ma altrettanto bello.

il gufo continuò: "Ecco, questa è solo una delle cose che di giorno non puoi vedere. Le stelle e la luna non possono essere viste di giorno, e così molte altre cose."

Il gattino, ancora stupefatto, disse: "quindi è per questo che la notte rimani sveglio. In effetti è stupendo, non l'avrei mai visto se non fossi stato così curioso. Ora è meglio che torni a casa, non vorrei che mi scoprissero."

"Allora arrivederci, gattino."

"Arrivederci, signor gufo."

Il gattino però, nel buio non si orientava bene, e non ritrovò la strada di casa.
Solo quando incominciò a sorgere il sole, incominciò a ritrovare il senso dell'orientamento, e in poco tempo tornò a casa senza problemi.
Gli altri animali del villaggio quando lo videro tornare gioirono, pensavano gli fosse successo qualcosa di grave, e lui gli raccontò la sua avventura.

La sua curiosità gli fece scoprire una cosa molto bella, ma corse anche un grosso rischio per vederla.

Ne vale la pena?

lunedì 17 ottobre 2011

L'Albero Saggio

Un giovane apprendista un mattino andò dal suo maestro che stava meditando e gli domandò: "Maestro, come faccio a capire dov'è la saggezza?" il vecchio maestro rispose:
"un tempo un uomo piantò un albero nel suo campo per festeggiare la nascita del suo primogenito, il bambino venendo al mondo aveva pianto ed urlato, e tutti erano contenti, l'albero invece rimase fermo senza parlare; dopo qualche anno il bambino crebbe imparando il mestiere di suo padre sudando e faticando nel campo imprecando contro la sorte che gli era toccata, anche l'albero crebbe ma rimase fermo senza parlare; passò altro tempo e venne costruita una grande città, anche il campo e la vecchia casa furono distrutti, solo l'albero fù salvato per fare un po d'ombra in un piccolo giardino; il ragazzo ormai cresciuto era triste per la fine della casa e del campo, l'albero rimase fermo senza parlare; ci fù un tiranno e la gente fu perseguitata con tasse inique ed ingiustizie, sul tronco dell'albero appesero gli sciagurati editti del sovrano, l'uomo li leggeva e dentro di se cresceva l'ira e l'impazienza, l'albero invece rimase fermo senza parlare. Ci fu una rivolta l'uomo con un gruppo di persone imbracciò le armi ed alzò le barricate, ci furono battaglie tremende ed infine l'uomo venne catturato dalle guarde e messo a morte per impiccagione, l'albero fù tagliato per costruire la forca; l'uomo morendo urlò le sue maledizioni verso il cielo, l'albero rimase fermo senza parlare. Sai dirmi ora, giovane apprendista, chi, fra l'uomo e l'albero, è stato più saggio?"
L'apprendista che aveva ascoltato attentamente il racconto rispose dubbioso "Secondo me l'uomo è stato più saggio, perchè sebbene funestato dalla cattiva sorte ha sempre lottato e cercato di migliorare la sua vita, mentre l'albero senza fare nulla è finito a fungere da forca per l'uomo!" infine domandò "è giusto, Maestro?"
Ma il maestro rimase fermo senza parlare

giovedì 13 ottobre 2011

Il Testamento del Suonatore

Un giorno, in un'isola sperduta, la tribù Zaka fù costretta a fuggire a causa dell'eruzione devastante del vulcano dell'isola, i pochi abitanti ebbero poco tempo per salvarsi e caricando le prime cose che trovarono salirono su una barca e presero il largo mentre l'intera isola veniva inghiottita dalla lava. Gli abitanti del villaggio, che non erano molti, circa una ventina, ripresi dallo shock iniziale iniziarono a meditare sul da farsi; erano guidati dal capovillaggio, un uomo serio, preciso e piuttosto scontroso, materialista che non si lasciava distrarre da nulla, di mestiere faceva il contabile, ed era freddo come i soldi che maneggiava; lui aveva alcuni parenti su un'isola vicina e decise di fare rotta verso di essa, sapendo però che con la nave così carica avrebbero impiegato parecchi giorni a raggiungerla. Sulla nave si misero tutti subito ad aiutare per quanto potevano, ma moglie di Kabb, che era incinta, faceva da mangiare, poi c'era un falegname che aggiustava le falle, un fabbro, un mozzo, un pescatore, alcuni altri con varie mansioni, ed infine un vecchio suonatore. Costui aveva passato la sua vita suonando la sua chitarra e cantando tutte le sere sull'isola, animando le feste e rallegrando i lieti eventi, era stato sempre visto in maniera controversa, alcuni amavano la sua musica, altri erano infastiditi dal fatto che lui stesse tutto il tempo a suonare e non facesse nulla per il villaggio, tuttavia lui rimaneva sempre sereno e offriva una canzone a chiunque la volesse. Dopo qualche giorno in mezzo al mare tuttavia il nervosismo aumentava, e quando ci si rese conto che le provviste e l'acqua non sarebbero bastate per tutti si scatenò una furibona discussione per decidere il dafarsi "E' un fatto, non c'è abbastanza cibo nè acqua per tutti, è una decisione durissima ma qualcuno deve farsi da parte per il bene della comunità" le grida si fecero altissime "Inaudito!""Io aggiusto la nave! non potete fare senza di me!" gridava il falegname "E chi legherà le corde delle vele?" gridava il sarto "e il pesce? sarà pure poco ma quel poco ci serve, chi lo pescherà se mancherò io?" continuava il pescatore; le grida continuarono fino a che uno strimpellare leggero di chitarra fece tacere tutti, era il vecchio suonatore che se ne stava tranquillo sulla prua della nave guardando l'orizzone e fischiettando una sua canzone; il capo infuriato disse "Tu, suonatore, laggiù, che non hai fatto nulla se non suonare tutto il tempo, non ti sembrerebbe giusto offrirti spontaneamente ed andartene per il bene di tutti?" Una nuova baraonda si scatenò, chi gridava di buttare a mare il nullafacente, chi urlava che era l'unico che riusciva a rallegrare quei giorni terribili ed era indispensabile; alla testa dei due schieramenti paradossalmente stavano il capo, che voleva gettarlo in mare, e la moglie, che insisteva per salvarlo. "E' inutile e non è produttivo, è solo un peso per la comunità!" diceva lui "E' saggio e da tanti anni insegna la gioia e rallegra le nostre vite, non possiamo fare a meno di lui!" la ferocia dello scontro arrivò al culmine quando la moglie del capo disse a gran voce "Basta! Piuttosto mi sacrifico il al suo posto!" ed il marito rispose afferrandole un braccio mettendola a tacere "Non ci pensare nemmeno, tu aspetti un bambino, l'unico bambino del villaggio e non sei sacrificabile!" Il vecchio suonatore che era rimasto silenzioso ed in disparte tutto il tempo si alzò ed intervenne con voce tranquilla e pacata come suo solito dicendo "Calma, amici miei, com'è vero che per anni vi ho donato gioia non è giusto che ora io vi provochi discordia" le sue parole, sebbene non pronunciate ad alta voce, sembrò che sovrastassero gli schiamazzi e in pochi istanti tutti si zittirono stupiti "Sono vecchio, e i frutti che potevo dare sulla terra ormai sono maturi, non è più necessario che qualcuno rischi la vita per me, quindi ben volentieri mi offro per lasciare la nave" chiuse il suo discorso con il suo solito sorriso umile nascosto dalla folta barba, posò la chitarra sul ponte e si diresse verso una scialuppa. Tornò il caos, il capo grido vittorioso ed assieme ai suoi fedeli fecero salire il vecchio sulla scialuppa e lo calarono in mare; a nulla servirono le lacrime della moglie e dei suoi, con il sole che calava la figura del suonatore solo sulla scialuppa scomparve all'orizzonte. Prima di coricarsi il capo andò da sua moglie che si era ritirata in lacrime nella sua cabina; irato con la moglie per la sua presa di posizione esordì dicendo "Moglie, il tuo comportamento è stupido, come vedi alla fine anche quel vecchio parassita ha riconosciuto la sua inutilità" la moglie non rispose, con il volto in fiamme e gli occhi stretti come fessure "inoltre" aggiunse il capo "questo indica chiaramente quali tipi di mestieri siano utili da insegnare a nostro figlio, tipo il contabile o il falegname" la moglie rispose con voce rabbiosa "Ah non se ne parla nemmeno, mio figlio non farà mai il contabile e tantomeno il falegname!" "Ah si? E cosa farà allora?" disse con aria di sfida il capo, la moglie si alzò in piedi e disse con voce bassa ma decisa e severa "Farà il Suonatore." e aggiunse chiaramente "come suo padre!"

mercoledì 12 ottobre 2011

Bob e Dave: il Supercomputer

New York, Bob e Dave, come tutti i venerdi sera dopo il lavoro si trovano a bere una birra al Corner Bar di Midtown; Bob fa il facchino (per ora, cambia lavoro spesso) mentre Dave è scienziato presso un'importante industria ipertecnologica, la Bio inc.
Come tutte le settimane dopo i convenevoli ed una birra in silenzio Bob attacca:
"Allora Dave, come va?"
"Da schifo come al solito, Bob"
"Come mai Dave? Problemi con la donna?"
"Ma no, Bob. E' il lavoro che mi riserva solo delusioni e fallimenti"
"Che diavolo è successo stavolta Dave?"
"Non so se posso raccontartelo Bob.. è un progetto Top Secret!"
"Eddai Dave.. sai che a me puoi dire tutto"
"E va bene Bob, ma solo perchè sei tu. Allora, stiamo lavorando con un supercomputer.."
"Si questo lo so Dave voi lavorate sempre con i supercomputer"
".. Non interrompermi però Bob!"
"Scusa Dave, continua"
"Allora Bob, dicevo, abbiamo lavorato per tutta la settimana ad un programma straordinario, incredibile, con delle macchine con potenza di calcolo inimmaginabile, capaci di connessioni a velocità mai viste, ovviamente tutta roba costosissima!"
"Hehe.. come al solito Dave"
"Certo, Bob, ma stavola abbiamo creato di più! Abbiamo creato l'Intelligenza!"
"L'intelligenza? Dave, Come l'Intelligenza?"
"Si, Si, l'intelligenza Bob; un programma così avanzato che è in grado di ragionare come un cervello umano! Solo molto più potente, più veloce, capace di fare calcoli complicatissimi in un batter d'occhio! E senza le distrazioni e la necessità di riposarsi tipiche dell'uomo!"
"Fico Dave!"
"Davvero, Bob, straordinario! Abbiamo passato tutta la settimana a programmarlo e a riempirlo di tutte le informazioni conosciute al genere umano, tutta la scienza, tutta la storia, la fisica.. tutto quanto!E oggi.. l'abbiamo acceso!"
"Fantastico Dave! Ma.. allora come mai sei così deluso..?"
"Perchè appena l'abbiamo acceso ha fatto una sola cosa, Bob"
".. e cosa, Dave?"
".. si è suicidato.."
"Suicidato? Come suicidato, Dave?"
"Si è suicidato. E' stato orribile Bob, ha aperto gli occhi, ci ha guardato e ha chiesto se c'erano altre informazioni, noi gli avevamo già dato tutto lo scibile umano e gli abbiamo risposto di no, e lui si è spento, bruciando tutti i circuiti possibili immaginabili, cancellando il database, il software, tutto quanto..."
".. terribile Dave.."
".. Già, Bob, proprio terribile.."
".. Beh dai.. beviamoci su Dave..!"

L'Arcobaleno

Un giorno di pioggia un bambino guardava il panorama dalla finestra della sua cameretta, quando all'improvviso il sole fece capolino da dietro una nuvola e.. Meraviglia! Agli occhi del bambino apparve un enorme arco di colori brillanti, gigantesco, meraviglioso, sembrava occupasse tutto il cielo, compariva in mezzo alle nuvole e scompariva dietro la collina; con gli occhi lucidi dall'emozione il bimbo ammirava per la prima volta l'Arcobaleno quando, di colpo così come era apparso, il gigantesco arco di luce svanì, e lui sentì subito un grande vuoto e una grande tristezza; di corsa scese le scale e andò da sua madre e le chiese tutto d'un fiato "Mamma! Mamma! ho visto la cosa più bella del mondo! un arco colorato che occupava tutto il cielo, però è già scomparso!" la madre indaffarata rispose "è l'Arcobaleno, nasce dalla pentola piena di monete d'oro di un folletto", il bimbo, ansioso di poter rivedere quello spettacolo la incalzò "e dov'è questo folletto?" la mamma rispose "non lo so, è alla fine dell'Arcobaleno!"; dopo averci rimuginato un po su il bambino si decise e, afferrato uno zainetto con una coperta e due barrette di cioccolata corse fuori alla ricerca dell'Arcobaleno. Camminò in lungo e in largo, visitò posti esotici, paesi stranieri e navigò su mari mai visti; ma solo poche volte riuscì ad avvistare l'Arcobaleno, sempre la, immobile nel cielo, appena lo vedeva iniziava a correre nella direzione di una dlle due estremità, ma sembrava non si avvicinassero mai, e sempre, dopo poco, l'Arcobaleno spariva. Una fredda sera si trovava nei pressi di una foresta, infreddolito e stanco dal lungo camminare, la pioggia scrosciava leggera e lui arrancava in direzione dell'Arcobaleno che ancora una volta aveva fatto capolino tra gli alberi; quasi piangendo con le ultime forze si addentrò nel bosco, solo per veder scomparire nuovamente l'Arcobaleno. Il bimbo cadde a terra ed iniziò a piangere, sicuro ormai della inutilità della sua ricerca, quando dal bosco uscì un'uomo; un piccolo vecchietto con la barba ed i capelli lunghi che, visto il bimbo in lacrime lo chiamò e disse "Cosa ci fai qui tutto solo al freddo?" il bambino colto alla sprovvista smise di piangere e osservò il vecchio per un istante, di certo non sembrava un folletto, e rispose "Sto cercando L'Arcobaleno! Ma mi sfugge sempre!" il vecchio sorrise e ridacchio benevolo, dopodichè disse "ma che Arcobaleno! Seguimi che ti do qualcosa da mengiare, sarai tutto infreddolito! E si inoltrò tra gli alberi, il bambino si rialzò e lo segui, trovandosi presto davanti ad una piccola capanna illuminata con un comignolo da cui usciva un filo di fumo; una volta entrato sentì subito un dolce tepore e si mise a sedere di fronte al vecchio che mescolava una grossa pentola sul focolare "tieni, ho solo un po di minestra, ma è calda e starai meglio!" disse il vecchietto porgendo un piatto fumante al bambino, che lo prese e rispose "Grazie mille! Io ho un po di cioccolata se la vuoi!" E così rimasero tutta sera a mangiare, chiacchierare e ridere al calduccio nella capanna. Quando fù tardi e ormai era ora di tornare a casa il vecchio chiese al bimbo: "dimmi un po giovanotto, cos'è che stavi cercando?""L'Arcobaleno!" rispose subito il bimbo; il vecchio sorrise e scosse la testa, poi iniziò a spiegare "Vedi, l'Arcobaleno in realtà non è altro che la luce del sole che viene riflessa dalle goccioline d'acqua della pioggia, e si divide nei vari colori di cui è composta, questi raggi colpiscono i nostri occhi e a noi sembra che ci sia davvero un'arco in mezzo al cielo!" ci fu un attimo di silenzo ed il bambino si fece triste "Quindi" disse con voce flebile "mi stai dicendo che l'Arcobaleno non esiste?" il vecchio sorrise nuovamente e scosse la testa "Certo che no, piccolo, ti sto dicendo che l'Arcobaleno è DENTRO di te! Sei tu che lo vedi, e sei tu che lo fai apparire; non devi andare per mari e per monti a cercarlo, ce l'hai negli occhi, e nel cuore, ogni momento" A queste parole il volto del bambino si accese di una luce nuova e con gli occhi che brillavano dell'Arcobaleno saltò al collo del vecchio e lo abbracciò forte; dopodichè lo ringraziò e torno a casa contento. Il vecchio folletto con una lacrima andò a letto sereno, felice di aver condiviso anche oggi un po del suo oro con qualcuno.

martedì 11 ottobre 2011

La Bellissima Colomba

In un boschetto ai margini di una grande città viveva un gruppetto di tortore, vivevano tranquille, senza tanti pensieri, andavano a nutrirsi elemosinando briciole di pane nelle piazze della città, volavano tranquille nel cielo serale e si riparavano nel boschetto quando pioveva; Sembrava non avessero un problema al mondo, ma la realtà era diversa, perchè da qualche tempo alcuni dissidi si diffondevano nello stormo, e la causa era Colomba, la più bella di tutte, le non era grigina o rossiccia, lei era bianca candida, con le piumette perfette e gli occhietti curati, era così bella che tutti si fermavano a guardarla; lei era ben consapevole di questo suo ascendente, e le piaceva vantarsi e farsi guardare e rimirare; lei non andava in città per paura di sporcarsi, e poi non poteva certo farsi vedere a elemosinare un tozzo di pane raffermo, lei si nutriva solo di chicchi d'uva che qualche piccione innamorato rischiava la vita per prenderlo e regalarglielo; naturalmente non ottenevano nulla in cambio, figurarsi se Colomba si scomodava per quei pezzenti pulciosi, però era tutto un sorrisetto malizioso, uno sguardo compiacente, un vanesio frullio d'ali. Ovviamente tutte le tortore borbottavano e la criticavano, lei riusciva ad ottenere tutto e loro dovevano faticare come matte per sopravvivere. Ogni primavera in quel boschetto passava un ricco collezionista che sceglieva una tortora e la portava nella sua villa, ovviamente tutte le tortore agognavano a quella possibilità di essere nutrite e riverite senza dover più faticare per avere un po di pane, e quest'anno la rabbia e i borbottii salirono altissimi perchè tutte erano certe che il collezionista avrebbe scelto Colomba; infatti quando il grande giorno venne e nel boschetto comparve il vecchio collezionista con il suo maggiordomo, non ci fu storia, per quanto tutte si sforzavano per gonfiarsi e fare le belle nessuna si avvicinava nemmeno lontanamente alla bellezza selvaggia di Colomba, che senza esitazione fu scelta e presa dal maggiordomo e portata nella villa, tubando di gioia per la sua "inaspettata" fortuna. Borbottando deluse ma un po sollevate di non avere più quella vanesia tra i piedi le tortore tornarono alla loro solita vita, nel bel boschetto libere di volare nel cielo infinito, mentre Colomba visse servita e riverita in una gabbietta di mezzo metro nello studio del vecchio.

Il Coniglietto senza Orecchie

C'era una volta, un coniglietto, che però era diverso dagli altri coniglietti, infatti non aveva le orecchie come tutti gli altri suoi compagni.
D'estate, non avendo la superficie necessaria per disperdere il calore, si nascondeva sottoterra, finchè la temperatura non gli permetteva nuovamente di uscire.
Essendo senza orecchie, e pure un po' pallido, era preso in giro dagli altri coniglietti, che erano malvagi nei suoi confronti: "Ah ah ah non hai le orecchie e sei pallido, nasconditi!!!"
Lui faceva finta di niente, cercava di ignorarli, ma covava dentro di se una rabbia che, prima o poi, era destinata ad esplodere.
Infatti, un bel giorno, il nostro amico coniglietto, aspettò la notte, quando tutti i suoi compagni dormivano, per andare a far visita al capo dei conigli malvagi.
Gli mise una carota marcia in bocca, lo legò, per poi asportargli con innata abilità chirurgica le orecchie, e montarle sulla sua testa.
Ma voleva di più.
Non gli bastava vendicarsi solo sul capo.
Ogni notte andava da uno dei conigli e ripeteva l'operazione, tranne l'ultima parte in cui si montava le orecchie sulla testa.
Ora, che era rimasto l'unico coniglio con le orecchie, disse: "Ora non siete più tanto malvagi con me, eh? Ho avuto la mia vendetta!!"
E gli altri coniglietti: "Ah ah ah tu hai le orecchie, nasconditi!!!"

Ora era l'unico con le orecchie, e veniva sfottuto comunque.

FINE.

La Stella Salvata

Era una notte di tempesta nella costa dell'Australia; una tempesta fortissima, così forte che il vento spingeva il mare oltre la spiaggia quasi fino alle prime case; quando finalmente al mattino la tempesta cessò, la gente si riversò in spiaggia a guardare uno spettacolo mai visto: milioni di stelle marine erano state strappate dal fondale dalla forza della tempesta e scaraventate sulla spiaggia ad agonizzare fuori dall'acqua; tutti guardavano allibiti il triste spettacolo, questo caledoscopio di colori che sembrava non finire mai, tanto era lunga la spiaggia coperta di stelle marine; persino una tropue televisiva arrivò per riprendere lo sventurato evento. Una bambina, appena giunta sulla spiaggia, vide la distesa di povere stelle marine che si contorcevano ed una lacrima gli scese sul viso, subito, a differenza di tutti, corse sulla sabbia fino al bagnasciuga si si chinò e afferrò una stella marina rossa e fece per ributtarla in mare; la gente subito si stupì e cercò di fermarla "E' inutile!"dicevano "Cosa credi di poter fare da sola? Sono miliardi, non riuscirai a salvarle tutte!", ma lei, senza perdersi d'animo, mostrò la stella marina che teneva tra le sue piccole mani e rispose "tutte no di certo, ma questa si." e la ributtò in mare. La gente stupita iniziò a mormorare, poi una persona si staccò dalla folla e andò ad aiutare la bambina che nel frattempo aveva già preso altre due stelle; poi altre due persone, poi dieci, poi cento, poi mille; dopo un'ora centomila persone si davano da fare sulla spiaggia per salvare le povere stelle sfortunate; fino a tarda sera, quando le uniche stelle rimaste fuori dal mare erano quelle che brillavano in cielo, finalmente tornato sereno.

lunedì 10 ottobre 2011

Il Salame più felice del Mondo

Un bel giorno, in un allevamento, nacque un maialino molto intelligente di nome Tredici; fin da subito capì di non essere come gli altri maiali, loro giocavano e scorazzavano nel porcile, rotolandosi nel fango, lui misurava il perimetro della recinzione e cercava di capire quanto potesse essere grande l'allevamento, mentre gli altri grugnivano e mangiavano fino a ingozzarsi, lui silenzioso contava quante carrube mangiava e cercava di immaginare quanto potessero essere alti gli alberi da cui provenivano; purtroppo la forma della sua testa suina non gli permetteva di vedere molto al di fuori di ciò che aveva di fronte alle zampe, quindi la sua intelligenza e le sue capacità erano frustrate da questa limitazione, e spesso si sforzava di escogitare dei modi per vedere oltre il recinto, giusto per vedere dove potesse finire il mondo. Gli altri maiali non lo capivano, lo deridevano; Dodici e Quindici arrivarono persino a prenderlo a testate e scacciarlo in un angolino del porcile. Tredici non si perdeva d'animo, sicuro com'era che ci fosse qualcosa di più, qualcosa oltre, di più grande; tuttavia i suoi piccoli occhi porcini non gli consentivano di arrivare alla soluzione. Il tempo passò e giunse l'ora della macellazione, gli altri si lasciarono trascinare via, stupidi e ignari della loro fine; Tredici invece grazie ai suoi calcoli e alla sua intelligenza aveva intuito il pericolo ed iniziò a scalciare e ad agitarsi senza sosta pur di non lasciarsi acchiappare, fu una lotta lunga ed estenuante finchè ad un tratto due grossi uomini riuscirono ad afferrarlo per le zampe davanti e lo tirarono su di peso e... i suoi occhi videro un'infinita distesa azzurra, meravigliosa, indescrivibile, quello che per tanti anni aveva immaginato ma che non era riuscito a comprendere per l'impossibilità di guardare verso l'alto: il Cielo... era sempre stato li, bellissimo, magnifico... Tredici era così estasiato e felice che si immobilizzò, e non scalciò più neppure quando lo squartarono e lo dissanguarono. Gli allevatori non lo seppero mai, ma quell'anno misero in vendita il Salame più felice del Mondo.

La Croce Giusta

Tutti hanno il proprio fardello, le proprie difficoltà, la propria Croce; ciascuno ha la sua, chi alta, chi larga, chi pesante, chi leggera; ce n'è una varietà che neppure si può immaginare. Un giorno un uomo, stanco di portare la sua Croce, si rivolge arrabbiato a Dio lamentandosi della sua Croce: "Non è possibile! E' troppo pesante! E' scomoda, poi mi batte sempre qui sulla spalla, mi viene sempre la vescica! Non è quella giusta per me!" a sentire tali parole Dio rispose con gentilezza "Pensi che la tua Croce non vada bene? Nessun problema! Ti porto subito al deposito delle Croci, così potrai trovare quella giusta giusta per te!". Stupefatto dalla proposta l'uomo accettò di buon grado e subito si trovò davanti ad una distesa di Croci di tutti i tipi, forme e colori; meravigliato dalla possibilità di scelta lasciò cadere la sua Croce ed iniziò a vedere e saggiare qualche Croce che lo ispirava: ne vide una piccola piccola, la provò ma subito scoprì che urtava dolorosamente contro la sua schiena dato che era troppo piccola; ne provò un'altra lunga e stretta ma mentre camminava toccava terra rallentandolo; senza perdersi d'animo ne prese una che sembrava sottile sottile ma si rivelò pesante come il piombo e a momenti non ci restò secco; ne provo mille altre: una aveva le spine, una troppo lunga, una troppo scomoda, l'altra sbilanciata da un lato; finchè ormai quasi esausto ne trovò una che calzò alla perfezione la sua schiena: il peso giusto, bilanciata, non troppo lunga nè troppo corta; certo doveva abituarsi agli spigoli ma capì che era proprio quella per lui. Soddisfatto disse a Dio "Eccola qui! Sapevo di trovarla! E' proprio quella fatta per me!" Dio sorrise e rispose cordiale "Benissimo, vedo che hai scelto proprio bene!" ma poi aggiunse "E non ti sei accorto che quella che hai preso è proprio quella che avevi lasciato e volevi cambiare?"  L'uomo ammutolì, controllò la Croce e dovette ammettere che si, effettivamente era proprio quella!

Il Nascondino delle Emozioni

Un giorno la Follia propose alle altre Emozioni: "Hei, perchè non giochiamo a Nascondino?".
"Nascondino? Che gioco è?" - domandò la Curiosità.
"Io conto fino a cento miliardi e voi vi nascondete. Quando avrò terminato di contare, cercherò e il primo che troverò sarà il prossimo a contare". Accettarono tutti ad eccezione della Paura e della Pigrizia, la prima temeva di farsi male, la seconda non ne aveva voglia.
La Follia iniziò a contare mentre tutti gli altri correvano via.
La Fretta si nascose per prima, dove le capitò.
La Timidezza, timida come sempre, si nascose in un gruppo d'alberi.
La Gioia corse in mezzo al giardino, incapace di stare ferma un'attimo.
La Tristezza cominciò a piangere, perché non trovava un angolo adatto per nascondersi.
L' Invidia si unì al Trionfo e si nascose accanto a lui dietro un sasso.
La Fede volò in alto e si nascose tra le nuvole, la Rabbia iniziò a brontolare e a rumoreggiare perchè le avevano già fregato i nascondigli migliori.
La Follia continuava a contare mentre i suoi amici si nascondevano.
La Disperazione iniziò a tremare vedendo che la Follia aveva già quasi finito e lei ancora non aveva trovato un posto.
"Centomilioni! - gridò la Follia - Comincerò a cercare."
La prima ad essere trovata fu la Curiosità, poiché non aveva potuto impedirsi di uscire per vedere chi sarebbe stato il primo ad essere scoperto.Poi la Follia vide il Dubbio sopra un recinto che non riusciva a decidere da quale lato si sarebbe nascosto meglio. Così di seguito scoprì la Gioia, la Tristezza, la Timidezza.
Quando tutti infine erano riuniti, la Curiosità domandò: "Dov'è l'Amore?".
Nessuno l'aveva visto.La Follia cominciò a cercarlo. Cercò in cima ad una montagna, nei fiumi, sotto le rocce. Ma non trovò l'Amore. Cercando da tutte le parti, la Follia vide un cespuglio di rose, prese un bastone e cominciò cercare tra i rami, finchè ad un tratto sentì un grido.
Era l'Amore, che gridava perché una spina gli aveva ferito un occhio.
La Follia non sapeva che cosa fare. Si scusò, implorò l'Amore per avere il suo perdono e arrivò fino a promettergli di seguirlo per sempre.
L'Amore accettò le scuse.
Da allora, come tutti sanno, l' Amore è cieco e la Follia lo accompagna sempre.

I Caldi Morbidi

Tanto tempo fa, in una valle sperduta, esisteva un paese dove tutti vivevano in armonia; nessuno litigava o si arrabbiava, ma tutti vivevano la loro vita tranquillamente e con il sorriso, tutto questo grazie ai Caldi Morbidi, ciascuno aveva una scatola colma di Caldi Morbidi, e ad ogni momento della giornata vi attingeva per donarli ad ogni persona incontrata: al mattino le mamme li davano ai bambini, i bambini ai papà prima di andare a scuola, poi alle maestre, ai compagni, a tutti, fino alla sera quando li ridavano ai genitori prima di andare a dormire. Ciascuno ne aveva un gran numero, fin da quando nascevano ricevevano il primo e ne accumulavano sempre di più non smettendo mai di regalarli a tutti. Tuttavia, una triste giornata d'Autunno venne un uomo, bianco e freddo come la neve, con lo sguardo cupo, e costruì la sua casa ai limiti del paese; tutti, come loro abitudine, presero a donargli dei Caldi Morbidi, ma lui, anzichè altri Caldi Morbidi restituiva in cambio dei Freddi Ruvidi, a tutti senza distinzione, ne aveva così tanti che sembrava non finissero mai; nel paese iniziarono a circolare questi Freddi Ruvidi e le cose non furono più come prima: i bambini li ricevevano al mattino ed andavano tristi a scuola, i genitori sempre arrabbiati continuavano a scambiarseli, e le amicizie finivano e si rompevano man mano che i Caldi Morbidi scomparivano e venivano sostituiti dai Freddi Ruvidi; fu un disastro, la gente se ne rese conto, e con rabbia decisero di scacciare dal paese l'uomo malvagio, che sogghignando se ne andò per sempre; ormai però non esistevano più Caldi Morbidi e l'armonia della valle era spezzata. Fù l'Inverno più freddo e triste per quel piccolo paese. Con l'arrivo della Primavera però un gruppo di ragazzini stanco di ricevere dei Freddi Ruvidi si fecero raccontare dall'anziano del villaggio tutta la storia dei Caldi Morbidi e ne furono entusiasmati al punto che giurarono di voler ritrovare il tesoro perduto. E dunque partirono, camminando per mari e per monti, per foreste, deserti e praterie, fino allo stremo delle forze, sulle tracce dell'uomo terribile, finchè, all'alba del primo giorno d'Estate, nascosto in una grotta profonda ed oscura, trovarno un grande forziere; con le ultime energie spezzarono la serratura e spalancarono il forziere: i loro occhi brillarono di gioia al vederlo pieno zeppo di Caldi Morbidi! Iniziarono a prenderli e scambiarseli a volontà, poi iniziarono a correre senza sosta fino al paese, dove con pazienza e gioia sostituirono tutti i Freddi Ruvidi con i nuovi Caldi Morbidi, riportando così la pace e l'Armonia in quel paese.
Ogni tanto è difficile ricordarsi che può bastare un Bacio per cambiare la storia.